Quando i nostri figli innalzano una barriera davanti a loro e ci mettono dall’altra parte, abbiamo la sensazione che vogliano strappare quel filo, quell’ unione, quel legame che per noi è indissolubile e ci sentiamo non considerati, a volte non rispettati, non riconosciuti e non compresi. Le energie della casa si appesantiscono, sentiamo la mancanza di armonia familiare e i cuori, addolorati, si chiudono.
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Il ruolo dei genitori: un equilibrio tra guida e libertà di essere
Parlando, sia da mamma che da figlia, comprendo che quando i genitori agiscono lo fanno con le migliori intenzioni e con il miglior criterio possibile, partendo dalle circostanze e dalle risorse che hanno a disposizione in quel momento. Non è sempre facile però comprendere da quale pensiero e da quale emozione partano, e se queste intenzioni scaturiscano veramente dall’amore oppure piuttosto da paure subconscie ancora irrisolte dentro del proprio Sé.
E’ naturale voler proteggere i propri figli, voler evitare la loro sofferenza e fare di tutto perché possano avere il maggior successo nella vita. Per prepararli si trasmettono valori, modelli di successo, s’incentiva lo studio e si controlla che progrediscano in funzione di quello che si pensa sia la cosa migliore per loro.
Spesso però s’impongono le proprie aspettative, principi e vedute, e si fa leva sulle proprie esperienze vissute, considerando loro ancora immaturi, incapaci di valutare le circostanze, privi di criterio e non si lascia spazio alla loro unicità e alle loro inclinazioni naturali. La paura e l’ansia per il futuro dei figli, così come per la loro incolumità, sono tra le ragioni principali alla base di questo naturale comportamento.
Un aspetto fondamentale che spesso non viene considerato nell’educazione dei propri figli è l’individualità e l’unicità di ogni anima. Ogni essere umano ha un cammino di vita da percorrere e delle esperienze ben precise da vivere, funzionali al proprio proposito di vita, al proprio Dharma, necessarie per la propria crescita, e diverse da quelle dei genitori o delle altre persone.
Quando i genitori non vivono in connessione con la loro essenza di luce tendono a indirizzare i figli secondo schemi prestabiliti dalla società, anziché supportarli nel loro percorso spirituale. Questo può generare controllo e giudizio e portare alla perdita dell’armonia familiare. In tante famiglie infatti questo comportamento crea incomprensioni, tensioni e la distanza si insinua spesso nei rapporti, trasformando la casa in un luogo di solitudine e conflitti continui, dove si sente la mancanza di armonia familiare. I figli si trovano a vivere una realtà imposta, distante dal loro sentire autentico, e possono reagire con chiusura, ribellione o sofferenza interiore. Questo approccio, per quanto si pensi sia mosso dall’amore in realtà non lo è.
I nostri pensieri sono vere e proprie convinzioni che avviano una vibrazione (una sensazione) ben determinata, che a sua volta causa il nostro comportamento. E’ questo comportamento che condiziona e crea il risultato che abbiamo nella nostra vita. Noi creiamo la nostra vita, scegliendo i nostri pensieri.
Riconoscere questa dinamica naturale può essere un primo passo per riportare equilibrio e armonia nella famiglia.
Il mio percorso: dalla sofferenza alla trasformazione che ha riportato a casa l’armonia familiare

Quando i miei due figli maggiori furono bocciati, entrambi nell’anno scolastico 2016-2017, non riuscivo a comprendere come mai due ragazzi intelligenti, bravi sportivi, con tanti amici e ben seguiti a casa avessero così tante difficoltà scolastiche. Questa situazione mi portò ad una situazione di completo smarrimento. Mi sentivo fallita e molto in colpa. Vissi una crisi molto profonda, una sofferenza e un senso d’inadeguatezza atroci.
Oggi invece sono certa che quanto vissuto con loro sia stata l’opportunità per imparare alcune delle lezioni evolutive più importanti della mia vita, delle nostre vite, e sono molto grata a quanto accaduto, così come lo sono i miei figli.
In questo articolo vi condivido in particolare la storia di Flavio.
La scuola non aveva colto la sua diversità, la sua difficoltà, il suo disagio. Misuravano la sua bravura valutandolo con gli stessi criteri degli altri studenti, e giudicandolo dalle apparenze, senza essere andati in profondità per comprendere il suo sentito e le vere cause alla base del suo comportamento e della sua ribellione.
Noi genitori avevamo sempre creduto a quanto ci veniva detto dai suoi professori: che era pigro, che non aveva nessun interesse nel seguire le lezioni, che non partecipava se non per disturbare e che era un testardo che voleva fare come lui considerava opportuno, andando contro ogni regola. Nemmeno noi a casa lo avevamo capito. Anche noi lo giudicavano, lo punivamo e non lo comprendevamo, non ostante pensavamo che comportandoci in quel modo fosse la cosa migliore per lui, per farlo crescere.
Solo grazie al cambio di scuola e alla preside del nuovo istituto, abbiamo scoperto che Flavio è dislessico, disgrafico, discalculico e disortografico.
Purtroppo, il ritardo nella diagnosi aveva già causato danni significativi: nostro figlio si era chiuso in sé stesso, aveva sviluppato un atteggiamento oppositivo contradittorio diagnosticato da una psicologa che lo seguiva, e la nostra famiglia era immersa nella tensione e nel conflitto.
Per lungo tempo ho convissuto con la paura che il futuro dei miei figli fosse stato compromesso dovuto al fallimento scolastico. La mia rigidità nei confronti dell’importanza della scuola e dei risultati accademici rifletteva il mio stesso condizionamento culturale: avevo sempre creduto che la realizzazione personale e professionale passasse solo attraverso lo studio e i titoli. Ero stata cresciuta pensando che la sola possibilità che abbiamo per avere una vita migliore fosse impegnarci per la riuscita nello studio, e avevo riversato questa convinzione sui miei figli, creando sicuramente in loro molta ansia e pressione.
Tuttavia, questa esperienza mi mise di fronte a una verità più profonda: la realtà esterna è uno specchio del nostro mondo interiore, ed è perfetta e funzionale per la nostra crescita. Grazie ai miei figli si apri un cammino d’introspezione e connessione con la parte più profonda di me che mi ha portata a comprendere perché stavo vivendo quello che stavo vivendo e quali erano le mie reali possibilità per cambiare la mia vita.
Attraverso strumenti del coaching spirituale come il Respiro ne Cuore, il Rilascio Emozionale MCE, la Regressione alle Vite Passate, l’Armonizzazione dei Quattro Livelli dell’Essere e le Letture Akashiche ho potuto lavorare per rilasciare i miei blocchi energetici, per innalzare le mie vibrazioni e per trasmutare la mia paura attraverso l’amore. Man mano che cambiavo dentro, la mia realtà esterna rispondeva: mio figlio si apriva sempre di più, il clima familiare migliorava e ritrovavamo ogni giorno più serenità. Un ruolo fondamentale in questo processo lo ha avuto anche la nostra cagnolina, che in sincronicità è arrivata a cas, per donarci attraverso il suo amore incondizionato l’opportunità di poter scambiare delle parole affettuose e scherzose, creando riavvicinamento, momenti di gioia e complicità tra di noi.
Conclusione: Ritrovare l’armonia familiare partendo da una nuova consapevolezza
Quando in famiglia si vive una situazione di disconnessione, incomunicabilità e tensione, la soluzione non è cercare di forzare il cambiamento nei figli, ma iniziare un lavoro su se stessi che porterà all’armonia familiare partendo da un nuovo livello di consapevolezza sulla natura della nostra realtà fisica. Ogni dinamica familiare è uno specchio del nostro stato interiore, e solo trasformando le nostre energie possiamo vedere un cambiamento autentico e tangibile negli altri.
Accettare che i figli abbiano un loro percorso unico, che può essere diverso dalle aspettative dei genitori, è essenziale. Bisogna imparare ad ascoltare con il cuore, senza giudicare o imporre soluzioni. La comunicazione empatica, basata sull’apertura e sull’accettazione crea un ponte di connessione che permette ai figli di sentirsi compresi e sostenuti.
Il cambiamento parte sempre da dentro. Quando ci troviamo a vivere situazioni di conflitto con i nostri figli, è importante fermarsi e guardare dentro di noi. Quali paure, convinzioni e blocchi stanno influenzando e creando la nostra realtà? Quali aspetti della nostra vita interiore si stanno riflettendo nel rapporto con i nostri figli?
La nostra esperienza familiare è la prova che, integrando consapevolezza e spiritualità, è possibile trasformare anche le situazioni più difficili. Oggi, grazie al lavoro interiore che ho fatto su me stessa, la relazione con mio figlio è serena e bella, la nostra comunicazione è aperta e a casa è ritornata la gioia, la comprensione e la pace. Dalla mia esperienza, questa è la vera chiave per ritrovare l’armonia familiare: partire da noi stessi per creare un ambiente di amore e connessione autentica.
Se il mio articolo ti ha risuonato perché stai cercando di ritrovare l’armonia familiare, puoi cogliere questa occasione e prenotare una sessione gratuita di 30 minuti con me per approfondire l’argomento:
Tanta luce,
Sonia